Gli episodi più emozionanti della necessità romantica di appartenere a qualcosa, come la definisce Francesco Draicchio de Lo Stato Sociale in questo secondo numero di Sottoterra, sono spesso aneddoti di tante persone in poco spazio, se ci fate caso.
Spesso, quando collettiva, l’appropriazione stessa degli spazi è motivo di definizione e unione di cerchie sottoculturali.

Quello che ci chiediamo oggi è se, in un ipotetico 2035, chi ha vent’anni oggi (e ce ne sono tra i musicisti della playlist di questo mese) potrà raccontare sotto l’etichetta di punk – nel senso di brutale e verace sentimento senza fronzoli – l’aver pubblicato un singolo senza averlo mai suonato dal vivo, l’aver scritto un disco senza aver messo piede in sala prove. Chissà quali saranno, col senno di poi, gli appigli attorno ai quali i musicisti che stanno sbocciando in questi mesi si aggrapperanno per delineare qualcosa a cui decidere di fare parte o dalla quale disallinearsi.

Oggi le storie dei marinai navigati della scena iniziano con “Internet era praticamente inesistente” e narrano di piccoli luoghi super affollati, di pogo e sudore e di non aver bisogno di altro per appartenere a qualcosa.
Confrontiamoci con l’idea che un giorno inizieranno con “la possibilità di uscire e riunirsi era praticamente inesistente” e narreranno di aver passato un mese e mezzo da soli in una stanza con una connessione wi-fi e di non aver bisogno di altro per appartenere a qualcosa.

Di Alberto Tessariol, Dischi Sotterranei.

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