Gli altri. Le ragazze che andavano nei licei di un certo tipo e uscivano con il tipo di un certo tipo, gli aspiranti tennisti di un certo tipo che venivano dal circolo tennis di un certo tipo, le proteste di un certo tipo per un mondo (ipotetico) di un certo tipo. La solitudine. Una grande e patetica solitudine da figlio unico, con i capelli colorati ma soprattutto ascoltando la musica più incagabile del tempo. Anzi, fare a gara per chi sul proprio MySpace ascoltasse musica più incagabile. Poi le piccole comunità, l’insonnia, i concerti in solitaria ma soprattutto i poster rubati o stracciati dai muri delle varie città. Rivalsa mi piace chiamarla, anche e soprattutto per presa di posizione, perché a un certo punto sei di qua o sei di là. Mi facevano vomitare gli 883, ma tanto. Non poco. Mi fanno vomitare anche ora. Però adesso capisco e sto sicuramente dalla parte opposta, il sottosuolo è così, come un partito, una chiesa o semplicemente la ragazza che non ti hai considerato e per fortuna anche adesso non ti considera. Ci mancherebbe altro. Nutrirsi, dividere e scegliere sempre. Questo è, questo sarà per sempre. Poi ti diranno che sei sostenuto, che fai tanto la persona aperta solo con chi pensi possa essere al tuo stesso livello di pensiero. Infine ti insegneranno, dei grandi o presunti esperti, che chiudersi in te stesso non serve a un cazzo. Ci saranno i fidanzati che non ti capiscono e i genitori che ti lasciano fare ciò che vuoi (io sono stato fortunato); però in tutto questo universo fatto di gusto e sensibilità ciò che conta è che nessuno potrà mai avere il diritto di dirti cosa è giusto ascoltare, come è giusto ascoltarlo e con chi. Finiamola, la differenza è una questione legata a un sottile filo di percezione interiore che ha la grande forza, quasi fosse un superpotere, di eludere ogni commento esterno da parte di chi, giustamente, sta dall’altra parte.
Ci sono gli altri appunto, che sono incompresi, testardi, cattivi, reietti e io con loro, perché ho sbagliato tante volte nella mia vita e ho ascoltato musica così tante volte brutta, incagabile, discutibile, che alla fine non ho nemmeno bisogno di essere innamorato, ho semplicemente capito chi sono.
Teo Filippo Cremonini (Collettivo HMCF)