“SOTTOTERRA: affinità – divergenze tra la scena e noi” è un progetto editoriale da noi curato che vuole dare un nuovo punto di vista sulla scena underground e indipendente italiana, distruggendo le attuali omologanti dinamiche di aggregazione di brani e artisti. 20 brani di 20 artisti ogni mese, 1 copertina di un artista ogni mese diverso, 1 contenuto editoriale.
#1 – Aprile 2020
di Alberto Tessariol, Dischi Sotterranei
Ai primi mille la compilation in regalo all’ingresso.
La magnifica cornice del castello di Ferrara e l’eccitazione di essere per la prima volta così lontani da casa in autonomia, in macchina.
Il doversi spostare dal main stage prima della fine dell’ultima canzone per non rimanere imbottigliati nel passaggio al second stage.
I Fine Before You Came che non suonano perchè uno di loro si era rotto un braccio.
I Uochi Toki coriacei con leggio difficilissimi da seguire soprattutto di pomeriggio sotto al sole.
Gli Zen Circus e Il Pan del Diavolo (con Moltheni alla batteria) che incendiano il second stage. La platea che canta a memoria pezzi che non conosco.
I Cosmetic che non sono proprio riuscito ad apprezzare o comprendere.
Nicola Manzan aka Bologna Violenta con la t-shirt con la scritta Mastrolindo con il font dei Metallica che fa le foto con i fan tutte rigorosamente con una mano sul pacco.
La maestosità di quella formazione del Teatro.
A fine serata, uscendo dal castello a frotte, il ragazzo che inciampa sulla base di un cartello stradale e rialzandosi esclama ‘è colpa mia’ imitando Capovilla e la conseguente risata di un centinaio di persone.
Era il 10 luglio 2010 e partecipavo a La Tempesta Sotto le Stelle. La prima volta che ho visto il filo che collegava tutti, la mia prima fotografia della ‘scena’.
Quel giorno avevamo tutti lo stesso modo di vivere la musica. Sbocciava un senso di appartenenza che avrebbe tenuto in piedi quella cosa per anni, per poi frammentarsi in tendenze diverse e soprattutto slegate da una singola etichetta così egemone.
Alcuni eventi, per un misto di contingenze e intenzioni, hanno il potere di fotografare lo stato dell’arte di quello che prosaicamente chiamiamo panorama indipendente italiano.
Naturalmente le vecchie fotografie si impregnano di significato col passare degli anni, con la distanza malinconica di un punto di osservazione più in avanti nel tempo. Ogni dettaglio, a riguardarlo, evoca ora storie che nel momento in cui è stato immortalato non poteva raccontare.
I FBYC che saltarono anche l’anno successivo a Villa Tempesta e non riuscii mai a vedere nel tour di quell’album seminale e capostipite che è stato Sfortuna.
Una pacatissima chiacchierata a tema tassidermia con Napo dei Uochi Toki in un backstage cinque anni dopo.
Andate tutti a fanculo e Sono all’osso poi consumati e imparati a memoria.
L’amore per Conquiste dei Cosmetic due anni dopo, un bisticcio telematico con Bart, due concerti in apertura e la pace fatta, l’aver pubblicato Core con la mia etichetta sette anni dopo.
Quella formazione del TDO durata troppo poco, e il nostro disco prodotto da Tommaso Mantelli quattro anni dopo, con un cameo di archi di Nicola Manzan nel pezzo conclusivo.
L’ultimo concerto della mia band con Bologna Violenta in apertura, sette anni dopo quella serata.
Il resto è storia.